Milano Wuhan

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Scendiamo dalla macchina. “Siamo della brigata, abbiamo il suo pacco alimentare”. “Scendo subito!”. Poi un sorriso, un saluto da lontano e due chiacchere. Due chiacchere in cui ci viene raccontato perché hanno bisogno di un pacco alimentare, come mai non riescono a comprare neanche del cibo, quasi a doversi giustificare. Ed è sempre un “non vedo la cassa integrazione da tre mesi”, o un “non lavoro da febbraio perché le attività sono chiuse”, oppure “mi hanno licenziato i primi di marzo”. E noi forziamo un sorriso. “capisco”, diciamo, “per qualsiasi cosa ci chiami”. Risaliamo in macchina, non ci guardiamo. L’aria che si respira è pesante e pregna di rabbia, di frustrazione. “Non dovrei essere io, semplice studente, a portare dei pacchi alimentari alle persone che non hanno da mangiare”, e con ancora più rabbia “anzi, nessuno dovrebbe chiamare un numero chiedendo che gli venga portato del cibo perché non se lo può permettere”. La macchina si ferma, compongo il numero al telefono. “Siamo della brigata, abbiamo il suo pacco alimentare”.

testo di Leo Colonnello per perimetro.eu

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